[Avevo tradotto due famose poesie di Sylvia Plath, Lady Lazarus ed Ariel, ad inizio 2013 per nabanassar prendendo spunto da un volume complessivo a cura di Giovanni Giudici. Le ripropongo per mantenerne traccia personale. Giuseppe Cornacchia, diritti riservati.]
ARIEL (riferimenti: l’originale in lingua, la traduzione di Giovanni Giudici)
Stasi nel buio.
Poi l’immateriale blu
Cola su cime e distanze.
Leonessa di Dio,
Come quello ci sentiamo,
Fulcro di talloni e ginocchia! – Ma il solco
Si apre e separa, fratello
A quel brunastro arco
Del suo collo fuori tocco,
Mentre occhioni negri,
Le more, distendono
Lacciuoli scuri,
Boccate di sangue dolce e nero,
Eppero’ inconsistenti.
Ancora quello
Mi sbatte su nell’aria,
Cosce, capelli;
Freni dai calcagni.
Bianca
Godiva, sono qui pura –
Morte le mani, morti i patemi.
E adesso
Schiumo al grano, luccico ai mari.
Il pianto del neonato
Si perde nel suo suono.
Ed io
Sono la freccia,
La rugiada che trasmuta
Suicida, piena nella vampa
Del rossastro
Astro braciere del mattino.
— Traduttore: Giuseppe Cornacchia, Gen-Feb 2013, inediti su carta, diritti riservati